All’indomani dell’8 settembre e della fuga del re e di Badoglio al Sud, Mussolini, liberato dai tedeschi, fondava la Repubblica Sociale Italiana, dando vita alla breve e tormentata stagione del fascismo repubblicano. La situazione all’interno – con la mancanza di approvvigionamenti, gli scioperi nelle fabbriche di Genova e Torino, gli attentati partigiani e le rivalità tra i gerarchi – finì per mettere in discussione l’autorità e il carisma del Duce. A ciò si aggiunsero poi i continui contrasti con le autorità del Reich in Italia.
I severi controlli, le pressioni per l’applicazione delle misure contro gli ebrei, la sfiducia nei gerarchi sospettati di tramare un nuovo tradimento, la questione dei militari italiani internati nel Reich e le pretese circa il servizio del lavoro per il quale oltre un milione e mezzo di lavoratori italiani avrebbero dovuto essere trasferiti in Germania, la creazione delle cosiddette zone d’operazione «Prealpi» e «Litorale Adriatico» che annullò di fatto la sovranità italiana nei territori nord-orientali, avvelenarono i rapporti tra i partner dell’Asse e resero l’alleanza tra Salò e Berlino oltremodo difficile.
Sulla base dei documenti segreti rinvenuti dagli autori negli archivi tedeschi e presentati in questo volume, non è azzardato sostenere che Mussolini e i fascisti della R.S.I. nei loro ultimi 600 giorni, più che fronteggiare l’avanzata degli anglo-americani, dovettero lottare contro i tedeschi per difendere la sovranità e l’integrità nazionale.
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