“La vita legionaria é bella. Ma non é bella per ricchezze, per divertimenti e lusso. E’ bella invece per il gran numero di pericoli che essa offre al legionario; bella per il nobile cameratismo che lega tutti i legionari dell’intero paese in una santa fratellanza di lotta; bella -in misura sublime- per l’inflessibile, virile comportamento di fronte alla sofferenza.”
Ciò che fa l’inattualità, quindi la perennità, di questo libretto – breviario di ortodossia e di ortoetica che, steso da Codreanu per i legionari della ‘Guardia di Ferro’, venne da Nae Jonescu paragonato agli Esercizi spirituali di s. Ignazio di Loyola – è il suo intendimento di allevare anime. Di fare dell’anima il soggetto che nell’uomo guida la contemplazione e ne disciplina la concentrazione e la comprensione: il presidio da cui sorvegliare i moti del corpo della storia. Nel tempo l’émpito della decadenza vorrebbe affondare tutto – essenze spirituali, stili di vita, lineamenti estetici -, e poi trascinare il tempo stesso verso la dissoluzione. E allora ciò che fonda il tempo, che lo precede e domina, a insorgere e ad aspettare la storia al varco: per purgarla e purificarla. Ben accordati dai canoni etici di Codreanu, gli strumenti delle anime dei legionari tentarono questa opera, e se, nell’immediato, le loro voci non riuscirono a soffocare il rumore del tempo, la vibrazione che ne rimane ancora tonifica l’attenzione ed edifica l’attesa per l’Ordine – all’interno dell’uomo e delle sue comunità – da parte di quanti non si piegano alla congiuntura della storia.
(R)