Descrizione
Nel 1989, sotto i colpi dei picconi, cadeva il muro di Berlino.
Indubbiamente il gesto ha rappresentato un fatto importante; si comprese ben presto che il comunismo era morto e che il colosso sovietico era in via di disintegrazione. Molte erano le motivazioni che stavano alla base della disfatta del comunismo, così come molti erano i nuovi problemi politici e sociali che lo scenario internazionale presentava nei paesi dell’est Europa e dell’impero sovietico. La fine della guerra fredda per gli anticomunisti significava non solo fronteggiare la fine di un mortale nemico, ma l’apertura di nuovi mercati e il trionfo della democrazia in una vasta parte del mondo; indubbiamente tutto l’Occidente per un motivo o per un altro ebbe motivo di esultare.
Negli USA ci fu perfino chi profetizzò, con piglio trionfante, la fine della storia, perché l’Occidente liberal–capitalista non aveva più alcun nemico capace di fronteggiarlo. Escludendo qualche rara eccezione, ancora nessuno parlava di globalizzazione, né poteva prevedere cosa sarebbe successo negli anni successivi. La guerra del Golfo e nell’ex Jugoslavia, gli stravolgimenti mondiali, l’irrompere di un’economia che sempre più governa e dirige la politica, l’inesorabile livellamento culturale, ecc., tutti avvenimenti che, come tasselli di un mosaico, hanno tracciato un unico disegno sovversivo.
Abbiamo deciso, pertanto, di ripresentare ai lettori, questo opuscolo contenente gli interventi di due dei maggiori interpreti della cultura tradizionale: Adriano Romualdi e Julius Evola che si erano scagliati contro l’Occidente .Con ampio anticipo, già molti anni orsono, infatti, sono stati in grado di intravedere nell’Occidente nient’altro che un avamposto culturale e ideologico della globalizzazione futura, un progetto i cui semi furono gettati molto tempo prima, ma che in pochi erano stati in grado di cogliere. In questi scritti degli anni sessanta, l’Occidente, oltre ad una definizione puramente geografica, rappresenta l’omologazione al modello democratico, liberale, massonico, mercantile e corrotto degli USA. Gli scritti, ovviamente, risentono della situazione politica di allora, quando il mondo e la politica erano influenzati dai “blocchi” e ancora non si parlava di una possibile unità europea se non per pura immaginazione. In questo caso Romualdi lucidamente delinea su quali basi si sarebbe dovuta costruire la futura Europa, in un modo sicuramente diverso da quello che allora muoveva i primi passi attraverso i trattati economici. Una patria comune che nella visione dell’Impero fondava il suo più alto significato, queste erano le speranze di Adriano Romualdi e Julius Evola. Europa contro Occidente, quindi due diverse visioni del mondo che si dovevano fronteggiare e delineare, due diversi sistemi politici impossibili da assimilare.
Quali siano stati i successivi sviluppi, lo possiamo facilmente ricavare con la recente redazione della Costituzione europea, che prevede un’alleanza di tipo economico, bancario, e commerciale e che, quindi, non ha alcuna incidenza e fondamento sul piano della cultura e della civiltà. Cosa c’entrano ad esempio la Turchia o Israele con l’Europa, con la sua cultura e la sua unità politica? Siamo di fronte ad un processo palesemente sovversivo che vuole distruggere l’identità e la memoria storica dei popoli europei, per favorire un organismo sopranazionale in grado di perpetuare quel livellamento sociale tipico della globalizzazione.
Se si vuole reagire a questo processo disgregativo è necessario osservare con attenzione a quanto accade intorno a noi. Bisogna essere preparati e soprattutto consapevoli che una nuova accelerazione da parte della sovversione si sta determinando.
E’ questo il presupposto per una fondata e reale reazione all’omologazione imperante ed è per questo che Raido propone un breve saggio in grado di far comprendere le radici pseudo-culturali del mondialismo.