Descrizione
«Meine Ehre heisst Treue», ovvero «Il mio Onore si chiama Fedeltà». Questo antico detto del codice feudale sassone, ha avuto in tempi recenti nuovi protagonisti che ne hanno incarnato l’essenza: i “monaci-guerrieri” della SS. Le SS, acronimo di “Schutz Staffeln”, nacquero, di fatto, parallelamente al NSDAP: il Partito Nazional-Socialista Tedesco dei Lavoratori. Da subito impiegate con compiti di guardia del corpo, subirono dal 1930 – anno in cui Heinrich Himmler ne prese il comando – un sempre crescente sviluppo. Ma la SS non è stata soltanto Guardia ed Ordine della rivoluzione nazionalsocialista. Molto interessante è stata, infatti, anche la sua fase militare e combattentistica: quella della Waffen SS impiegata al fronte come unità di combattimento, ed inquadrata in divisioni i cui nomi ancora oggi riecheggiano nelle trame della storia. In essa, infatti, la selezione dei combattenti sommata alle durezze imposte dalla vita del fronte, crearono una vera e propria élite forgiata dal fuoco della battaglia. Una solidarietà atavica ed un eroismo integrale, fecero di questi uomini un ordine di credenti e combattenti votati coscientemente al martirio per la causa in cui credevano. Anche grazie ad istituzioni come la Waffen SS, l’ideologia “fascista”, che nei vari paesi aveva assunto i caratteri d’un movimento prettamente nazionalista e particolare, assunse ad una dimensione più ampia: europea. Cominciò così a lottare per l’unità imperiale del continente contro il democraticismo capitalista da un lato, ed il bolscevismo dall’altro. L’allargamento della Waffen SS a volontari provenienti da altri paesi d’Europa – e non solo – è un fenomeno ancora “embrionale” all’inizio della guerra e si sviluppò progressivamente e costantemente assumendo la sua maturità consapevole relativamente tardi rispetto all’avvio ed alle successive sorti del secondo conflitto mondiale. Può ben dirsi allora che la prima e autentica idea d’Europa fu quindi partorita sui campi di battaglia della Seconda Guerra Mondiale, e che la Waffen SS ne fu il suo demiurgo. Al fronte, infatti, volontari delle più diverse nazionalità europee acquisirono la percezione d’una unità d’intenti che trovava nella comunanza d’ideali la sua espressione più tangibile. Addirittura, verso la fine del conflitto, la Waffen SS poteva contare su di un organico che rasentava il milione di uomini: tra questi, quasi la metà, non era però tedesco. La migliore gioventù europea, preso atto della portata del conflitto, impose un superamento dei rispettivi particolarismi nazionali: non più dunque semplici nazioni in lotta ma, opposte visioni del mondo – quella fondata sul sacro, e quella materialista – alla resa dei conti finale. E tutto questo avveniva molti anni prima che un pugno di pseudo-europeisti al soldo dell’interesse mondialista, si ritrovasse a costruire artificialmente l’Europa per nome e conto del grande capitale internazionale. Probabilmente se la SS non avesse avuto quel successivo sviluppo in senso europeo, non avremmo avuto esempi come quello di un Léon Degrelle – che partito soldato semplice pel fronte dell’Est ne sarebbe tornato da generale – o quello dei “Leoni morti” della Charlemagne, che tra le macerie di Berlino morirono per salvare l’Europa dalla schiacciante morsa demo-bolscevica. Questo breve scritto, pubblicato per la prima volta nel lontano 1967, apparve nella “Collezione Europa”, diretta, voluta ed animata dal mai troppo compianto Adriano Romualdi. Tale agile scritto avrebbe dovuto fornire un utile strumento per fornire al lettore l’immagine viva dell’Europa nella drammaticità della sua odierna crisi, generata dalla sua sanguinosa storia recente. Un obbiettivo quantomai attuale visto che l’Europa si trova proprio ora nel suo solstizio d’inverno: nella sua notte più oscura ma, certamente prossima all’irradiarsi del nuovo sole che sorgerà alla conclusione di questi tempi ultimi. Alla premessa di Adriano Romualdi, seguono le pagine sui volontari europei di Saint-Loup, pseudonimo di Marc Augier. Egli, già combattente nella “Legione dei Volontari Francesi contro il bolscevismo”, poi inquadrata nella Divisione Charlemagne, è autore del celebre romanzo “Gli eretici” da cui sono appunto estratte le pagine che seguono. In esso vi si narrano le gesta dei combattenti francesi della SS, il cui caso – forse per la nota e pluri-secolare rivalità franco-tedesca – ha forse meglio rappresentato il senso del superamento d’ogni differenza nazionale nel nome della ritrovata, vera patria comune: l’Europa cioè l’Idea.