Descrizione
Questo breve ma intenso saggio, che rappresenta uno dei primi studi compiuti da Julius Evola sull’argomento in questione, e che in seguito ampliato ed esteso diede origine al suo libro: “Il fascismo visto dalla destra “, si inserisce perfettamente nel filone degli scritti indispensabili per indirizzare rettamente la propria azione.
L’autore, lungi dal rinnegare il passato o misconoscere l’importanza del fascismo nella storia italiana, mette in guardia dai pericoli di una mitologizzazione, sempre più frequente, della figura di Mussolini e del fascismo, che focalizzando l’attenzione su di un uomo e su di un circoscritto periodo storico, distoglie dall’idea superiore da essi incarnata.
Evola, inoltre, individua un altro pericolo nell’idealizzazione del fascismo, quindi nell’evidenziare solo gli aspetti positivi di esso. Egli avverte, ed è ciò che esprime in questo saggio, la necessità di una “discriminazione” tra ciò che è positivo ed essenziale, e va ripreso e sviluppato nel fascismo, e ciò che è negativo e contingente.
Nel fascismo, come viene rilevato, sono state ridestate e hanno agito idee e principi tradizionali (vedi, la ripresa dell’idea e dei simboli di Roma antica), dunque eterni ed universali, atti perciò ad essere in ogni periodo storico punti cardine per la formazione di un vero Stato.
Dunque sono proprio questi, i valori base da difendere e da far propri, con lo stesso eroismo ed ardimento con cui, come riferisce Evola, i combattenti di Salò difesero un ideale e tennero le posizioni anche se queste erano ormai perdute.