Descrizione
«Sulla “bella morte” di Pavolini sono corsi fiumi d’inchiostro: è un’etichetta che gli resterà appiccicata per sempre. Poi se uno va a vedere bene, si accorge che la’ggettivo, quantomeno, è di troppo, che stona, che è pure riguardoso. A lui interessava in primo luogo “finire bene”, come andava ripetendo un pò a tutti quelli che lo incrociavano in quelle ultime, roventi giornate dell’aprile 1945. La Valtellina doveva essere appunto il posto dove “finire bene”. Non necessariamente doveva significare la morte, bella o brutta che fosse, anche se c’è da scommettere che nel calcolo ci stava e che comunque senza il fascismo, per Pavolini, avrebbe avuto un altro senso, o forse nessuno». Al di là degli stereotipi e dei conformismi della vulgata storiografia, ecco la prima analisi organica di quello che avrebbe dovuto essere il capitolo conclusivo di Salò.