Descrizione
Il tema proposto è assai interessante in quanto sappiamo tutti come lavexata questio sulla “anticattolicità” o meno di René Guénon abbia scatenato la fantasia (ma a volte anche il livore) di numerosi esponenti delle varie correnti tradizionaliste europee. Ovviamente, soprattutto in Italia, viene spontaneo fare dei paralleli con Evola che ha sviluppato una teoria dell’individuo assoluto” assai lontana da quella di Guénon. Ma l’opera di Guenon, a cui è sicuramente debitore tutto il pensiero tradizionale dello scorso secolo, si amplia verso gli aspetti più sottili della metafisica vedantina e abbraccia molti stilemi della folgorante via dello “zen” come del sufismo islamico. Per cui, subito dopo la morte dell’autore sono fiorite decine di opere di commento alla metafisica guenoniana. Alcune con lo scopo di studiare in dettaglio l’immenso lavoro compiuto dal francese, altre decisamente e specificamente “polemiche” e soprattutto dense di pregiudizi causati dalla scarsa conoscenza delle radici filosofiche orientali di Guénon. Andiamo perciò dalle critiche del cardinale Daniélou, a Marie Davy che mantiene un giudizio assai obiettivo e distaccato, a Jean Tourniac o ad Angelo Terenzoni aderenti al pensiero guenoniano. Il testo riporta molte “opinioni” di tali autori e propone anche le critiche di Jacques Maritain o di P. de Lubac in cui appare evidente come il contrasto fra una intransigente ortodossia cattolica e una metafisica “vedantina” come quella di Guénon conducano a posizioni teologicamente irriducibili. La lettura di tale piccolo testo è a nostro avviso assai interessante in quanto può mostrare come partendo da giudizi (o forse pre-giudizi) dottrinali, sia assai difficile non solo un dialogo ma anche una sincera comprensione di un pensiero che non è fatto di dogmi apodittici ma soprattutto di approfondimento intellettuale e poi contemplativo. Cosa che trascende e supera la logica e la dialettica.